Taxi: sciopero, responsabilità, interesse dei cittadini

-di GIANMARIO MOCERA-

Era programmato lo sciopero del 23 marzo dei tassisti, la categoria e gli autisti non ci stanno! C’è la consapevolezza che Il decreto che dovrebbe nascere per regolare il trasporto pubblico non di linea, nel migliore dei casi, darà ad Uber e alle auto NCC un pezzo importante del servizio oggi appannaggio dei Taxi.

La differenza è sostanziale e in queste blog ne abbiamo già parlato. Il servizio auto pubbliche è strutturato con tariffe prestabilite e il conducente non può rifiutare una corsa, anche di pochi euro; differentemente, il servizio NCC è un noleggio e il conducente può anche rifiutarla, inoltre la tariffa non è prestabilita.

Questa differenza, già presente nel testo della legge che regola il settore, è stata per anni la linea di demarcazione dei due servizi, pubblico e privato.

Si può disquisire sul fatto che il mercato sia cambiato e che sia necessario liberalizzare il settore, come avviene in diversi Paesi europei, tuttavia mi soffermerei sulla riflessione di un servizio pubblico regolato da tariffe e da normative articolate, tra cui anche quelle disciplinari, condizione quest’ultima che rappresenta una garanzia importante per i consumatori nel rapporto con il servizio pubblico non di linea.

Questo principio è apprezzabile per un Paese, per una città e per una comunità, le auto bianche continuano girare e a fornire il servizio perché c’è una Legge che marca la differenza tra le due attività e il legislatore non ha messo le due prestazioni in concorrenza.

Una nuova legge, invocata soprattutto da UBER, vuole una finta liberalizzazione, perché i due servizi hanno nature diverse: mettere in concorrenza taxi e NCC nelle città, senza sottolineare la differenza che fino ad oggi ha caratterizzato le due attività, renderebbe ancor più conflittuale la situazione.

Da diversi anni cerchiamo di fare liberalizzazioni, alcune sono state realizzate e sono positive, ad esempio l’avvento di Italo Treno in concorrenza con Trenitalia nella gestione del servizio pubblico di alta velocità: questa è una sana concorrenza che ha consentito una consistente riduzione del costo del biglietto mantenendo inalterata qualità e sicurezza.

Altro è la concorrenza tra Taxi e Uber perché uno solo di questi soggetti svolge un servizio pubblico, pertanto credo che la legge in cantiere non possa fare a meno di riaffermare le caratteristiche peculiari delle due attività, diversamente si corre il rischio di creare condizioni di concorrenza sleale e poca sicurezza per i consumatori.

Le trasformazioni della società e le stesse abitudini quotidiane di tutti noi ci hanno introdotto in un mondo dove la tecnologia smart, quella che si può rapidamente utilizzare attraverso i cellulari, ci permette di prenotare qualsiasi cosa on line, anche una macchina a noleggio, non i taxi, che com’è noto usano la radio e le piazzole: è chiaro chi perde con queste scenario perché tutto trama a svantaggio dei taxi.

L’utilizzo di app permette alle auto Uber, ben organizzate in questo senso, di muoversi per la città a piacimento, creando un servizio alternativo a quello pubblico. E’ liberalizzazione questa? Direi di no! Non servono pasticci e le lobby, se pur potenti, non possono prescindere dall’interesse pubblico e dei consumatori. Le innovazioni sono sempre interessanti, anche quelle che arrivano dal sistema organizzativo di Uber: l’uso della tecnologia offre alle imprese la possibilità di performance impensabili fino a pochi anni fa e mi pare che sia questo il vero nodo da sciogliere.

L’uso della tecnologia non può ”liberamente” sostituire o diventare alternativo di un servizio pubblico senza averne le caratteristiche, l’auto a noleggio deve rimanere tale: avere una rimessa e lavorare su prenotazione questa è l’attività delle auto NCC. Si rischia di produrre un danno se si permette libera circolazione e prenotazioni veloci e immediate attraverso l’uso di un app.

Di converso, la categoria dei conducenti di taxi, si è dimostrata spesso corporativa, adagiata sul monopolio assoluto del trasporto pubblico locale non di linea. Questa condizione ha reso statico il servizio, scarsamente incline all’innovazione e questo non è un bene per i consumatori.

I Comuni sono i responsabili del rilascio delle nuove licenze. Pochi i sindaci sono riusciti a costruire una condizione ottimale nella città che amministrano, il più delle volte, invece, hanno solidarizzato con la categoria strizzando l’occhio a Uber. Ecco perché un pezzo di responsabilità per la mancata innovazione del servizio dipende anche dai primi cittadini: forse la riluttanza e le pressioni della categoria dei tassisti hanno impedito un serio confronto. Sicuramente vanno superate le divisioni, senza tuttavia prescindere dalla necessità di mettere a disposizione dei cittadini un vero servizio pubblico non di linea.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi