Le violazioni dei diritti umani nella Russia di Putin

-di MAGDA LEKIASHVILI-

La spina dorsale della democrazia è il rispetto e la difesa dei diritti umani. Nel 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite invitò tutte le nazioni a unirsi intorno alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, in considerazione del fatto che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Il testo della dichiarazione, per essere accessibile ai singoli membri della società in ogni parte del pianeta, viene pubblicato e distribuito non soltanto nelle cinque lingue ufficiali (cinese, francese, inglese, russo e spagnolo) dell’Organizzazione internazionale, ma anche in ogni altra lingua possibile, usando ogni mezzo a propria disposizione.

Davanti alla legge siamo tutti uguali ed abbiamo gli stessi diritti, senza alcuna discriminazione, ed una uguale tutela da parte della legge. Perché nasciamo liberi, con il diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Le norme scritte nero su bianco. Da questo momento il primato dello stato diventa il vigilante per i nostri diritti, anche per promuovere una società civile sana, pronta a lottare contro le violazioni.

Gli stati che pretendono di essere chiamati democratici devono rispondere a questo impegno. Laddove vengano violati i diritti fondamentali, nasce il dubbio sulla qualità della democrazia, sul fatto che essa esista davvero.

Mi viene in mente la convinzione del presidente russo Vladimir Putin sulla democratizzazione del suo paese. La sua immagine di leader imbattibile e di guerriero difensore dei valori della democrazia, viene superato dai fatti negativi accaduti. Le restrizioni al diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica in Russia sono aumentate negli ultimi anni. Hanno incontrato una fine violenta i critici, come ad esempio la giornalista Anna Politkovskaya, che si oppose alla guerra di Putin in Cecenia ed iniziò ad indagare. Non sappiamo esattamente chi c’è dietro tutti gli omicidi oscuri (sia quelli dei giornalisti che quelli degli avversari politici di Putin), ma siamo sicuri che tutte le persone assassinate sono vittime del proprio coraggio alla ricerca della verità.

Amnesty International nel suo report 2016-2017 sui diritti umani in Russia dice che da quando il presidente Putin è stato nominato come presidente della Federazione Russa, ha “orchestrato” una serie di cambiamenti nella legge russa al fine di criminalizzare in modo efficace le critiche a Putin e ai suoi alleati delle forze di sicurezza. Ormai il presidente imbattibile è diventato oligarca grazie alla violazione dei diritti umani. Nuove leggi draconiane hanno un impatto immediato. Un esempio del modo in cui Putin combatte i suoi oppositori, è quello di metterli dietro le sbarre. Come nel caso di Alexei Navalny, suo oppositore alle future elezioni presidenziali. Ma la lotta politica non finisce qui. Vengono turbate anche le organizzazioni non governative. Secondo la legge, le ONG, partecipanti all’attività politica, che ricevono fondi dall’estero, devono ora registrarsi come agente straniero (Foreign Agent). Nel novembre 2015 il ministero della giustizia ha informato una delle ONG importanti nel campo di diritti umani, lo Human Rights Center Memorial, che il lavoro svolto dal gruppo ha minacciato lo stato e che questa minaccia era tale da considerarsi come una violazione della costituzione (si riferivano al rovesciamento del governo). All’accusa si aggiunge anche quella secondo la quale, tutte le risorse finanziarie estere venivano utilizzate per danneggiare la Russia. In più è stato stabilito l’obbligo di rispettare le nuove normative onerose progettate per paralizzare le loro operazioni. Praticamente, viene limitata la loro partecipazione nei processi di decisione e se qualche loro movimento mette in discussione le politiche del governo russo, può essere percepito come un tradimento. Ed ecco la sorpresa. Il nuovo codice penale della Russia estende la definizione di tradimento al fine di trasformare praticamente ogni critico del governo in un traditore.

Un articolo pubblicato poco fa sul “The World Post”, racconta anche la storia del perseguimento degli artisti russi. Un certo numero dei musicisti sono stati intimiditi o addirittura imprigionati. Per quale motivo? Perché il testo delle proprie canzoni esprimevano idee contro Putin (come il caso del gruppo tutto femminile Pussy Riot).

Il potere del presidente russo raggiunge ogni campo della vita politica o sociale. Putin, come leader di un paese Cristiano (soprattutto ortodosso) è il difensore dei valori morali. Secondo cui le minoranze sessuali rappresentano delle minacce. Di conseguenza le azioni pubbliche della comunità LGBT vengono criminalizzate. Vengono arrestati attivisti LGBT per aver tentato di tenere una manifestazione pacifica a sostegno della lotta per la parità dei diritti. Le autorità locali dichiarano che le proteste non sono altro che propaganda dell’omosessualità.

Le pressioni da parte del governo non mancano neanche se parliamo di diritti dei disabili. Secondo il report di Human Rights Watch per il 2016, bambini e adulti conviventi con varie disabilità, subiscono discriminazioni e numerosi ostacoli per poter partecipare alla vita comunitaria. Fatto sta che lo stato non promuove l’educazione inclusiva che permetterebbe ai disabili di uscire da istituzioni chiuse e di sentirsi come veri cittadini della società.

L’elenco è lungo. E se Putin ancora si presenta come leader di un paese democratico, basta dare un’occhiata ai report internazionali, che valutano la qualità di tutela dei diritti umani in Russia.

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