Brexit, ora basta piangersi addosso

brexit-referendum-risultati-di SANDRO ROAZZI-

La battuta del giorno senza discussioni è la sua, quella della novantenne regina Elisabetta II: “Sono ancora viva” ha detto a chi gli chiedeva come stava… in tempi di Brexit. Mai mollare, insomma. Ma il monito del giorno è quello di Draghi che chiede alle Banche centrali di “allinearsi” contro la bassa inflazione.
Il resto potremmo dire, senza compiacimenti, sono chiacchiere. Compresi i duri avvertimenti verso la Gran Bretagna che non a caso i mercati non considerano, proiettati come sono alla ricerca di un terreno di contrattazioni meno volatile.
La considerazione di Draghi arriva nel momento giusto e quando sostiene che l’economia mondiale può beneficiare da un allineamento delle politiche delle Banche centrali offre a investitori ed economia reale una bussola che pare smarrita. Evitare insomma di andare ognuno per conto proprio, magari perseguendo la strada di “svalutazioni competitive” che danneggiano l’economia mondiale. La bandiera della stabilità nelle mani di Fed, Bce, Banche centrali inglese e giapponese? Appunto, visto che la politica non cessa di deludere come nel caso dell’ultimo G20. Critica severa ma anche un invito ai governi ed alle forze politiche a finirla con inerzie e debolezze di cui l’attuale Europa sembra ancora prigioniera.
Ma quando può durare il primato della politica monetaria soprattutto in Europa? Forse anche questo interrogativo si può ritrovare nelle parole del Presidente della Bce. L’incertezza continua a farla da padrona. Si prendano i dati Istat di giugno, negativi, sulla fiducia di imprese e consumatori che vanno oltre un ritocco al ribasso. Peggiorano ad esempio di ben sei punti le attese sulla disoccupazione. E sono egualmente in calo fra i consumatori, fatto raro, il clima personale (a 103 da 105,4) e quello economico che riguarda il Paese (a 131,8% da 135.,7%) con la percezione di un futuro peggiore assai definita (l’indice scende da 117,6 a 112,6). Un segnale di speranza però arriva anche da questi dati e riguarda il settore manifatturiero e quello delle costruzioni dove l’indice di fiducia sale.
Un anticipo di un ciclo più favorevole? Probabile, soprattutto se non si perde tempo a maledire la Brexit. Due esempi: ci sono 11 milioni di lavoratori senza contratto. Rinnovarli equivarrebbe ad una vigorosa spinta ai consumi. Agricoltura: il 2015 è stato molto positivo e sono tante le concause: l’Expo di Milano, vetrina preziosa per i nostri prodotti, tasse diminuite dal Governo (Irap, Imu sui terreni agricoli), più emersione del lavoro nero al sud, più qualità. Fare il possibile in casa nostra è ancora un volano di fiducia. Basta crederci… ed agire.

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