Auto, il mercato corre più di… Brexit

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-di SANDRO ROAZZI-

Mentre con lo spettro del Brexit lo spread risale, la Bce torna ad ammonire sui rischi per la crescita europea e il Financial Times si schiera a tutta per il “remain” (restare), il mercato dell’auto appare immune da questi timori e per il trentatreesimo mese consecutivo sforna vendite in poderosa crescita. A maggio il balzo, secondo il monitoraggio Acea, è quuasi del 16% rispetto allo steso mese del 2015, con quasi un milione e trecentomila unità. Italia (con un +27,3%) e Francia (+22,3%) sono le locomotive di questo trend spettacolare anche se Spagna e Germania centrano immatricolazioni a doppia cifra. Indietro resta il mercato britannico con un 2,5%. E i anche i numeri dei costruttori asiatici sono positivi.

Rifiata Volkswagen dopo le disavventure ben note con un +9,3%, ma vanno a velocità doppia Fca con un +25,7% e soprattutto Renault con un 28,7%. Bene anche Bmw, Ford ed Opel. In cinque mesi sono arrivate su strada oltre 6 milioni di nuove auto con un incremento rispetto all’anno scorso di quasi il 10%.

Panda e 500 sono le regine del segmento Fca che sale al 7,4% in termini di quota di mercato europeo. Ma come si spiega questa crescita specialmente in Paesi come il nostro nel quale la depressione dei consumi si è fatta sentire pesantemente con la recessione?

Alcuni fattori possono spiegare questo prepotente risveglio: occorre tener conto che il settore auto fa parte di quei beni durevoli che nella crisi hanno sofferto del rinvio degli acquisti degli italiani alle prese con il difficile mestiere di arrivare alla fine del mese… Il calo dei tassi e le offerte di rate a buon mercato, con in più dei “benefit” inclusi, ha certamente invogliato i consumatori a riavvicinarsi all’auto, tenendo conto del fatto che il parco macchine era invecchiato notevolmente in questi anni. La qualità è indubbiamente cresciuta sotto la spinta di una concorrenza serrata anche nel comparto delle city car assicurando innovazione e durata. I prezzi appaiono dunque più accessibili e perfino il segmento medio-alto oggi appare più conveniente di un tempo.

Quanto potrà durare? I cicli positivi finora nel settore auto non sono andati oltre i 2 anni. Molto dipenderà dall’evoluzione dell’economia mondiale. Ma nella metalmeccanica non è tutto rose e fiori. Non decolla ancora la trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. L’eccezione limitata ma con una direzione di marcia realistica viene dall’accordo siglato da Sistema imprese e Fismic. Sul salario prevede in questa fase di deflazione un confronto annuale per definire la dinamica retributiva nel settore metalmeccanico mentre si dà spazio alla contrattazione aziendale. Flessibilità e pragmatismo. Andare oltre non pare facile.

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